
Tipografia Vegetale: sottoboschi di scritture silenti
Percorso installativo ideato da Ida Harm
- Domenica 22 Dicembre - ore 18:00
- Dolomiti Hub
- Organizzato da: Dolomiti Hub
Riflessioni Sensibili tra Umano e Natura
Inaugurazione mostra:
Domenica 22 dicembre – ore 18:00
Chiusura mostra:
Lunedì 6 gennaio ore – 22:00
In questo percorso installativo ideato da Ida Harm si ripercorrono le tappe silenti di un processo in continua evoluzione: quello della vita degli ecosistemi in generale ma in particolare quello dei boschi alpini che in molti sono stati pianificati cento anni or sono, si sono riprodotti e sviluppati, hanno generato bellezza e paesaggi facilmente riconoscibili nelle nostre memorie, che conoscono cicatrici e nella quiescenza sanno pensare alla loro prossima rigenerazione.
Sono una serie di opere che partendo da fotografie modificate e riassemblate nel linguaggio tutto antropologico dei simboli, paragonano Vaia al grande vuoto. Vuoto che ha lasciato e vuoto che l’ha caratterizzata essendo stata una tempesta abbattutasi sulle montagne per uno sbalzo pressorio che ha schiacciato al suolo gli alberi.
Prenota la visita guidata
Lunedì 6 gennaio 2025
Dalle 11:00 alle 12:00
oppure
Dalle 18:00 alle 19:00
Prenotazione tramite e-mail



I “misuratori di vuoto” sono foto che ritraggono le ossature nascoste dei tronchi superstiti in piedi ma sfibrati e defogliati: un costolato molto regolare con gli innesti dei rami a formare quasi dei misuratori, dei righelli verticali.
Sempre la natura e la metafora vanno a braccetto ritagliando nuove dimensioni di senso e interpretative della realtà umana e naturale.
Alle foto Ida accosta dei lavori silenti su carta che ripercorrono il lavorio incessante e regolare dell’Ips Tipographus che rosicchia e mangia e svuota i tronchi delle peccete. Lo stesso lavorio che l’artista ha voluto riprodurre su carte pregiate (materia legnosa) bucando regolarmente la polpa riproducendo le gallerie e camere nuziali del coleottero.
In effetti, dice l’autrice, il bostrico, detto tipografo appunto, lascia dei segni di scritture non decifrate ma interpretabili e piene di fascino.

Nel suo linguaggio minimalista, Ida Harm ha colto un aspetto derivato da interviste fatte a esperti forestali, boscaioli e gente di montagna che l’ha particolarmente colpita. Un altro “suono silente” dato dagli aghi dei pini morti che cadono come neve sul sottobosco. Un leggerissimo tocco che dà il senso -dice l’autrice- dell’inefficacia di qualsiasi tecnica umana per delimitare o sconfiggere il lavorìo incessante di milioni di coleotteri. Da questa ricerca e intuizione, Ida ha ricavato un’opera minimale dove ha raccolto centinaia di aghi conservati in una tecca trasparente che ricorda la forma di un tronco.
D’altra parte, questo processo conforta, dice l’artista veneziana, “perché rispecchia gli effetti del potere che milioni di piccoli individui (leggi uomini e donne) possono ottenere quando lavorano insieme. Come S. Bernardo sosteneva, si impara di più da boschi e pietre che dai libri.E come scienziati biologi affermano, riporta Ida, stranamente proprio la metafora (poesia) è la chiave per spiegare la scienza.”

Nel salone grande degli Spazi cultura di Dolomiti Hub, l’artista ha pensato di riprodurre infine un bosco labirintico di garze naturali. Ancora qui la presenza in forma di simbolo della cura data dalla garza e di legame con il territorio poiché si tratta di tessuti usati da sempre per la cagliatura del formaggio nelle malghe.
Ogni garza – tronco riporta un segno del tipografo. Una tipoteca, o dei rotoli con ideogrammi, o qualsiasi cosa che possa evocare ai visitatori.
Infine il percorso chiude con un aspetto potente legato alla speranza della rinascita. Visto il periodo natalizio in cui gli uomini del passato temevano di essere inghiottiti dalle tenebre e di morire, così come succedeva a tutti gli esseri naturali attorno a loro, le loro speranze si aggrappavano ad alberi e sopratutto ai loro frutti (pigne) che non temevano l’ingialimento e la caducità del fogliamo. Aberi sempre verdi che sfidavano l’inverno e la morte.
Una grande pigna di abete rosso farà da contraltare al viaggio e al racconto di Tipografie Vegetali regalandoci un altro parallellismo del mondo umano-vegetale ricordandoci la fecondità del sonno nella quiescenza.

IDA HARM

alias Vera Bonaventura, veneziana 1977, laurea in Pedagogia (UniPD) e studi in Antropologia (USA-Fullbright) e CàFoscari (UniVE). Viaggi e interessi nell’arte la spingono ad una carriera da artista visuale e una poetica incentrata su alberi e natura. Personali/collettive in Musei/Spazi pubblici in Europa: ArteSella, Kunst Haus Merano, Orti Botanici, Giardini Trauttmansdorf (Grandi Giardini Italiani), Museo Rimoldi Cortina, Villa Vescovi FAI, Arborealists UK…
“Finanziato tramite Avviso pubblico per l’erogazione di contributi a fondo perduto in favore di micro e piccole imprese, enti del terzo settore e organizzazioni profit e no profit, operanti nei settori culturali e creativi per favorire l’innovazione e la transizione ecologica. PNRR, Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, Componente 3 – Turismo e Cultura 4.0 (M1C3), Misura 3 “Industria culturale e creativa 4.0”, Investimento 3.3: “Capacity building per gli operatori della cultura per gestire la transizione digitale e verde”, Sub-Investimento 3.3.4: – Promuovere l’innovazione e l’eco-design inclusivo, anche in termini di economia circolare e orientare il pubblico verso comportamenti più responsabili nei confronti dell’ambiente e del clima (Azione B II)”.
